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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

"Confondono i truffatori con le persone che fanno del bene", quando il medico Barbera voleva denunciare

I retroscena dell'indagine sulla truffa "in famiglia" per i bonus edilizi che ha portato al sequestro di 37 milioni. Duecentoventicinque i capi di imputazione per progetti di ristrutturazioni mai effettuate che avrebbero però permesso di incassare milioni dai crediti d'imposta

Duecentoventicinque. E’ il numero dei capi di imputazione a carico di Antonino Barbera, il medico 72enne finito ieri in carcere con l’accusa di essere a capo di una vera e propria associazione a delinquere finalizzata al conseguimento di crediti fiscali certi, liquidi ed esigibili, oltre che cedibili, approfittando della normativa sugli ecobonus edilizi Decreto Rilancio.

Una sfilza impressionante di reati che sarebbero stati consumati in “famiglia” con la complicità anche del cugino commercialista Roberto Pisa a cui viene contestato anche l’accesso abusivo ai cassetti fiscali, la sorella Domenica, la moglie Felicia De Salvo (rappresentante legale ed amministratore unico della Panconsul Srl e della Euconsul, indagate come persone giuridiche insieme alla Barolbed Srl e Safinservice Srl), il figlio Nicola e la nuora Silvia Lo Giudice.

I pazienti vittime, ignari del raggiro

Almeno 51 le persone che tra il 2021 e il 2022 sono rimaste vittime del raggiro. Le indagini della Guardia di Finanza hanno fatto emergere in particolare come Antonino Barbera, nella veste di medico di base, prospettasse ai propri pazienti la possibilità di ottenere lecitamente i contributi statali dell'Ecobonus edilizio per ristrutturare gli immobili di loro proprietà ed a tal fine li invitava creare uno spid, ad aprire un conto corrente postale, a farsi inviare i loro documenti: farsi autorizzare all'uso della propria mail e farsi dare mandato per la gestione dello smobilizzo dei crediti di imposta conto terzi.

Barbera proponeva a tutti i soggetti che in lui riponevano fiducia di ristrutturare le loro abitazioni godendo delle agevolazioni fiscali di cui al Decreto Rilancio affermando che, una volta ottenute le somme, avrebbero potuto incaricare una ditta per effettuare i lavori, diversamente da quanto stabilisce la normativa relativa ai suddetti bonus che prevede invece il riferimento a "spese documentate" e quindi l'esecuzione preventiva dei lavori.

Gli accessi abusivi

In tutti i casi che verranno di seguito esaminati è emerso che i lavori non sono mai stati avviati e che, nonostante ciò, sono state effettuate da parte di Barbera, con collaborazione degli altri indagati, cessioni dei crediti per importi rilevanti. Basti pensare che è stato disposto un sequestro preventivo per 37 milioni di euro.

In sostanza, sebbene le spese per i lavori relativi ai suddetti bonus non siano mai state sostenute, risultano operate le cessioni dei crediti d'imposta senza che i titolari di tali crediti ne fossero mai venuti a conoscenza, dal momento che utilizzando le credenziali di accesso dei pazienti, venivano richiesti crediti d'imposta fittizi collegati a lavori di ristrutturazione inesistenti per poi cederli a vari soggetti tra cui le quattro società riconducibili a Barbera e coinvolte nel sistema illecito.

Nell’ordinanza firmata dalla gip Ornella Pastore emerge chiaramente come il medico abbia sfruttato il rapporto di fiducia dei suoi pazienti che interrogati dagli inquirenti si sono mostrati assolutamente ignari di quanto accadeva alle loro spalle.

La denuncia che dà il via alle indagini

A dare il via alle indagini è proprio la denuncia di uno dei pazienti che fiuta il raggiro dopo una telefonata da parte di un soggetto qualificatosi come un funzionario dell’Agenzia delle Entrate che gli chiedeva conferma circa l'esecuzione di lavori di ristrutturazione sugli immobili di sua proprietà, nonché della ricezione delle fatture attestanti le prestazioni ricevute. In particolare il funzionario gli aveva riferito che nel suo cassetto fiscale risultava un credito di imposta di € 1.330.000,000, che sarebbe stato da lui successivamente ceduto. L’uomo non avendo mai eseguito tali lavori di ristrutturazione, consultava quindi il suo cassetto fiscale e constatava che effettivamente risultavano n. 23 posizioni di richieste di crediti di imposta, da lui mai richiesti.

E’ così che l’11 febbraio del 2022 si presenta negli uffici del Gruppo Guardia di Finanza di Messina per presentare una formale denuncia nei confronti di ignoti, come consigliatogli anche dal funzionario.

Le società coinvolte

Da qui i primi accertamenti che portano direttamente alla Panconsul di Felicia De Salvo. Poi la lunga scia di interrogatori dei tanti pazienti ignari, perquisizioni e intercettazioni che il procuratore capo Antonio D’Amato ha definito “determinanti” per le indagini durante la conferenza stampa di ieri con la procuratrice vicaria Rosa Raffa, il colonnello della Guardia di Finanza Gerardo Mastrodomenico e la tenente colonnello Alessandra Rotondo.

Dai colloqui intercettati emerge anche come alcune persone dopo essere state sentite dagli inquirenti, si siano messe in contatto con Barbera per comprendere la ragione per la quale la Guardia di Finanza aveva messo in dubbio la trasparenza delle pratiche di ristrutturazione edilizia.

Il medico avrebbe però continuato a ingannarli, riferendo loro che i finanzieri si stavano sbagliando, che le pratiche erano regolari e che addirittura, a fronte di questo comportamento degli inquirenti, avrebbe avviato una class action per promuovere azioni di categoria nei loro confronti.

"Sconcertante sfrontatezza"

Emerge anche un altro particolare inquietante che dà la misura dello “spessore” di Barbera che non aveva alcuna esitazione a rivolgersi direttamente all'Agenzia delle Entrate per risolvere eventuali problematiche in corso sulle pratiche trattate così come da alcune conversazioni con il cugino commercialista sembra non esserci neanche consapevolezza dei reati che si stavano consumando. Un atteggiamento che il Gip definisce “sconcertante sfrontatezza” di Barbera che arriva addirittura a riferire al cugino di aver pubblicato sui social le denunce proposte dall’associazione vittime del malpractice bonus edilizi composta da oltre 400 soggetti di cui affermava di essere il presidente. Quando si rendono conto di essere indagati è il cugino infatti che gli chiede di incontrarsi per discutere la faccenda. Barbera gli spiega che per il momento è meglio di no e che anzi lui oltre a spiegare pubblicamente su facebook la sua posizione avrebbe presentato una denuncia in cinque procure “perché noi non siamo in Egitto, noi siamo in Italia ancora grazie a Dio, e vince una Costituzione, una democrazia e non è per l'ignoranza di qualcuno, loro possono distruggere l'esistenza di altri (…) perché non puoi confondere i truffatori con le persone che fanno esclusivamente bene”.

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