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Sabato, 27 Aprile 2024
Riguardare con cura

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A cura di Domenico Barrilà

Basilicata e dintorni, radiografie impietose dei politici italiani

L’ex ministro Roberto Speranza poteva mettere tutti d’accordo consegnando la regione al Centrosinistra, ma si è tenuto caldo per il futuro. Scelte che testimoniano il vizietto diffuso tra i politici di amarsi troppo. Con questi rischi

Di Roberto Speranza, da analista e da cittadino, mi aveva colpito il tentativo di pubblicare un libro, immagino sui propri meriti, in piena pandemia. Il pudore, o qualche voce amica, gli fecero capire che forse non era il caso e il progetto, con il volume già stampato, ritornò nel cassetto.

Allora mi domandai come poteva venire in mente a un ministro della Sanità, chiamato a gestire l’emergenza più grave del dopoguerra, di scrivere e pubblicare un libro, mentre le persone cadevano come soldati usciti incautamente dalle trincee.

Una specie di dissonanza cognitiva. Come cantare le canzoni di Enzo Jannacci a un funerale, come se Winston Churchill si fosse iscritto a un concorso di bellezza in concomitanza l’evacuazione dei soldati inglesi da Dunkerque.   

Un episodio del genere basta e avanza per farsi un’idea. Mi sono chiesto se il ministro stesse pensando a noi oppure a lui, confesso che in quel momento non si è capito bene, perlomeno io non l’ho capito bene, forse per deformazione professionale. Senza contare che scrivere un libro non è solo scrivere un libro, per mesi sei costretto a dedicarti alla sua promozione, serate su serate, cosa possibile se fai solo quello di mestiere o quasi. Certo, se fai il parlamentare te lo puoi permettere, ma se ti distrai mentre la conta dei morti sale vertiginosamente -alla fine sfiorerà i duecentomila- e tu sei il ministro dedicato, allora qualcosa non gira per il verso giusto, c’è una gerarchia sbilanciata verso il sé.

Ma i politici il vizietto ce l’hanno, praticamente tutti, si amano, la circostanza che spesso avvocati disoccupati o impiegati presso le ditte di attacchinaggio paterne, diventino delle celebrità, qualche sfasamento lo crea, giusto ammetterlo. Il passo successivo è scrivere un libro e poi un altro, loro non vogliono essere ricordati postumi, ma subito, durante, a prescindere.

Il caso vuole che in questi giorni la Basilicata sia diventata una specie di Babilonia e Roberto Speranza, che poteva mettere tutti d’accordo consegnando la regione al Centrosinistra, si è tenuto caldo per il futuro. Un pericolo scampato per il Paese, pensate la iattura, un candidato presidente del consiglio in meno, saremmo scesi a circa duecento, retrocesso il povero ex ministro. Insomma, altro che il populistico “prima gli italiani”. I progressisti dicono “prima io”.

C’è da dire che il nostro è in buona compagnia, non è affatto un’eccezione, i politici italiani rappresentano infatti la categoria con il più altro tasso di autostima, forse perché la maggior parte di loro è composta di ex bambini viziati, sta di fatto che neppure nel mondo dello spettacolo si trova una fenomenologia così sfacciata, voglio dire che neppure Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi o persino Carmelo Bene si piacevano così tanto, forse perché quelli avevano studiato sodo per arrivare, mentre ai politici basta qualche dote di funambolismo, di affabulazione. Non devono mica conoscere Tennessee Williams o Luigi Pirandello.

Allora uno dice, ma i cittadini a cosa servono. Servono, servono, eccome se servono, loro sono fondamentali, perché rappresentano i pioli, i gradini della scala, proprio quella che i politici sognano di salire fino in cima, all’incirca come quel seminarista che mi raccontava di avere sognato di essere vestito di bianco, con lo zuccotto in tinta, mentre da un balcone si rivolgeva a una oceanica folla plaudente. Immaginate quanto fosse adatto a fare il prete.

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